Sono appena stati pubblicati i dati dell'ennesima ricerca americana sui consumi alimentari . (Archives of internal medicine, vol. 169 (6): 562-571) .
Questa volta sono state studiate 500.000 persone tra i 50 e i 71 anni ed è stata valutata la percentuale di mortalità in 10 anni. Eliminando tutte le interferenze possibili (es. fumo, attività fisica, obesità, farmaci o terapie di altro genere...) i dati sono molto chiari: il consumo di carne rossa aumenta il rischio di mortalità sia per patologie cardiovascolari (leggi malattie di cuore o circolatorie) che per tumori.
E non stiamo parlando di porzioni americane: l'aumento è dose dipendente (cioè più carne si mangia, più aumenta il rischio) e si vede già con un consumo medio di 40 g al giorno circa (come dire circa 2 fettine alla settimana). Un effetto analogo si ha con il consumo di carne conservata (leggi wurstel, salumi, carne in scatola, affettati in genere....). Ovviamente in questo caso il confronto con i prodotti in commercio in Italia è azzardato: da noi si possono trovare prodotti qualitativamente migliori (pensando a certi prosciutti) fatti con carne migliore e con meno additivi chimici. Comunque bastano circa 60 g alla settimana per aumentare i rischi e più se ne consuma, peggio è.
Bisogna stare attenti a leggere questi dati. Questi tipi di ricerche ci aiutano a capire dove stanno i problemi, non a individuare i meccanismi e gli effetti reali. Come dire "la Pontina ha molti più incidenti dell'Aurelia", ma non spiega se gli incidenti sono dovuti alle buche, alle troppe macchine che la percorrono, alla mancanza di adeguata delimitazione delle corsie o alla responsabilità dei conducenti. Così, come per diminuire la mortalità stradale occorre capire dove e quando è più alta, poi individuare le cause con precisione, anche queste ricerche devono essere seguite da studi approfonditi sui meccanismi delle malattie e sulla qualità degli alimenti. Inoltre ci sono condizioni (anche se poche) in cui il consumo di carne rossa non può o non deve essere evitato.
Il messaggio di questa analisi americana sul consumo di carne rossa è rafforzato però dal fatto che il consumo medio di carne bianca fino a circa 1/2 kg la settimana non sembra avere nessun effetto.
Si conferma quindi quello che le linee guida suggeriscono da anni: una porzione di carne rossa una volta alla settimana, carne bianca o pesce più volte alla settimana.
Bella scoperta dirà qualcuno!
Ma le teorie, in scienza, devono essere dimostrate dai dati, non bastano le abitudini, le fedi o le chiacchiere.
Questa volta sono state studiate 500.000 persone tra i 50 e i 71 anni ed è stata valutata la percentuale di mortalità in 10 anni. Eliminando tutte le interferenze possibili (es. fumo, attività fisica, obesità, farmaci o terapie di altro genere...) i dati sono molto chiari: il consumo di carne rossa aumenta il rischio di mortalità sia per patologie cardiovascolari (leggi malattie di cuore o circolatorie) che per tumori.
E non stiamo parlando di porzioni americane: l'aumento è dose dipendente (cioè più carne si mangia, più aumenta il rischio) e si vede già con un consumo medio di 40 g al giorno circa (come dire circa 2 fettine alla settimana). Un effetto analogo si ha con il consumo di carne conservata (leggi wurstel, salumi, carne in scatola, affettati in genere....). Ovviamente in questo caso il confronto con i prodotti in commercio in Italia è azzardato: da noi si possono trovare prodotti qualitativamente migliori (pensando a certi prosciutti) fatti con carne migliore e con meno additivi chimici. Comunque bastano circa 60 g alla settimana per aumentare i rischi e più se ne consuma, peggio è.
Bisogna stare attenti a leggere questi dati. Questi tipi di ricerche ci aiutano a capire dove stanno i problemi, non a individuare i meccanismi e gli effetti reali. Come dire "la Pontina ha molti più incidenti dell'Aurelia", ma non spiega se gli incidenti sono dovuti alle buche, alle troppe macchine che la percorrono, alla mancanza di adeguata delimitazione delle corsie o alla responsabilità dei conducenti. Così, come per diminuire la mortalità stradale occorre capire dove e quando è più alta, poi individuare le cause con precisione, anche queste ricerche devono essere seguite da studi approfonditi sui meccanismi delle malattie e sulla qualità degli alimenti. Inoltre ci sono condizioni (anche se poche) in cui il consumo di carne rossa non può o non deve essere evitato.
Il messaggio di questa analisi americana sul consumo di carne rossa è rafforzato però dal fatto che il consumo medio di carne bianca fino a circa 1/2 kg la settimana non sembra avere nessun effetto.
Si conferma quindi quello che le linee guida suggeriscono da anni: una porzione di carne rossa una volta alla settimana, carne bianca o pesce più volte alla settimana.
Bella scoperta dirà qualcuno!
Ma le teorie, in scienza, devono essere dimostrate dai dati, non bastano le abitudini, le fedi o le chiacchiere.
2 commenti:
I dati che esponi sono molto interessanti. Purtroppo a volte la praticità dell'affettato o la golosità di una fiorentina ci mettono in crisi. Io amo molto la carne rossa e cerco di mangiarne con misura... Ma adesso che sono in gravidanza come mi devo comportare?
interessantissimo questo post ;)
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